La classe rovesciata, la classe capovolta, la “flipped classroom”: ma perché dobbiamo visualizzare gli studenti a testa in giù?
Il rovesciamento della classe non sta nel fatto che si capovolge e basta, ma consiste nel ribaltare i ruoli: non è più (solo) il professore a salire in cattedra e spiegare, ma anche gli studenti sono invitati a prepararsi la lezione, perché poi si discute insieme e si applicano le nozioni.
Ormai ci sono tanti esempi, tanti manuali, tanti video che ne parlano. Forse però l’approccio non è così chiaro.
Soprattutto, quello che non è chiaro riguarda la capacità degli studenti di prepararsi da soli su un argomento. L’alunno che presenta alla classe e all’insegnante un argomento, su cui ha preparato un discorso e magari anche una presentazione, sta già “flippando”, sta rovesciando i ruoli. Diventa lui, per un momento, il professore e gli altri lo ascoltano.
Se può farlo uno studente, allora possono farlo tutti: tutta la classe può leggere, cercare, portare un contributo all’argomento della lezione. Insieme, si procede ad esplorare ed esperimentare, ma anche a discutere.
Uno dei primi flip-approcci nasceva dalla mancanza di tempo per spiegare, verificare e applicare le nozioni. In realtà, la lezione “flipped” offre molto di più, perché responsabilizza gli studenti, dà loro tanta, tantissima importanza, soprattutto li riempie di fiducia nelle proprie capacità di capire e spiegare.
Un esempio.
Con una seconda di un liceo economico-sociale, dovevamo affrontare il capitolo di storia sui Bizantini, ma eravamo stanchi, un po’ annoiati. Parlo al plurale, perché arrivavo a metà anno per una supplenza, occorreva cambiare ritmo e recuperare chi aspettava solo i 16 anni per avere il permesso dai genitori per fare altro. Così abbiamo inventato una sfida: abbiamo visto insieme cosa potesse significare “bizantino”, con un brainstorming e una piccola ricerca a casa. Per la lezione successiva, ciascuno studente ha portato un oggetto che potesse essere “bizantino”. Sono arrivate spezie da annusare, oggetti dorati da toccare, gioielli di bigiotteria, tessuti morbidi e setosi… Uno per volta, ad occhi chiusi, gli studenti hanno avuto la loro esperienza sensoriale del “bizantino”. Poi ciascuno ha letto le definizioni sul libro, la cronologia degli imperatori, lo sfarzo e la crudeltà di quel periodo. Abbiamo impiegato un paio di lezioni, vale a dire una settimana di scuola, a leggere le fonti, scambiarcele, discutere: poi eravamo pronti. Dato il titolo del tema, ci siamo presi ancora un quarto d’ora per consultarci a vicenda, insegnante compresa, e poi ciascuno ha scritto la sua storia di Bisanzio, in breve, un’oretta e quattro pagine di foglio protocollo.
Abbiamo rovesciato la classe? Più che altro abbiamo ribaltato la lezione!
Gli studenti hanno ricevuto troppi aiuti? No, perché l’obiettivo non era imparare a memoria la lezione già recitata dal professore. Il nostro fine era capire e attualizzare un concetto lontano nel tempo, saperne discutere e spiegarlo in un testo.
Il professore ha lavorato poco? L’insegnante ha accompagnato passo passo gli studenti, sorreggendoli nelle incertezze e rispondendo ai dubbi. Il professore ha lavorato molto di più, ma l’ha fatto insieme agli studenti.
Ci siamo divertiti? Direi di sì, e questo è un valore aggiunto impagabile.
Bibliografia
- AA. VV. (2016), La flipped classroom, a cura di Eipass;
- Bardi D. (2014), La classe scomposta, Nova Multimedia Editore, Milano;
- Calvani A., Come cambiano i processi di apprendimento con l’uso delle TIC – Indire;
- Maglioni M., Biscaro F. (2014), La classe capovolta, innovare la didattica con la flipped classroom, edizioni Erikson, Trento.