Nella mia classe, l’anno scorso, hanno scoperto il “lettering”, cioè l’arte di curare la scrittura. Non posso parlare di calligrafia, perché non è ancora compiuto il percorso che, in tre anni di scuola secondaria di primo grado, ha condotto a temi quasi del tutto leggibili. La capacità di tenere penna e matita in mano sembra, oggi, una conquista, non tanto per il prevalere dell’uso della tastiera del computer o quella touch del telefonino, ma perché manca proprio l’abitudine a farlo.
Chi è, davvero, il mostro?
«C’era un re…». Mi verrebbe voglia di iniziare così, come nelle fiabe, e nelle filastrocche dispettose dell’infanzia: «c’era un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: “Raccontami una storia!” E la serva incominciò: “C’era un re…”». Anche qui c’è un re, si chiama “Teo il Temerario” e in effetti un po’ temerario lo è. Lo troviamo nel “libro della quarantena” J.K. Rowling, quello dal titolo più strano di tutti: “L’Ickabog”.
Lettere, mail, schermi: “metti la cera, togli la cera”
Imparare a distanza è un’azione che si è compiuta spesso. Le lettere dei precettori ai loro pupilli, le lettere degli studenti agli amici per riceverne consigli e correzioni. Ugo Foscolo, sedicenne, scrive all’amico Gaetano Fornasini per farsi correggere alcune poesie. Ettore Majorana segue attraverso le sue lettere la formazione dell’allievo Rolando Pelizza. Seneca scrive a Lucilio perché gli esempi di vita possano essere per lui guida pedagogica.
La conoscenza condivisa e Zootropolis
Ho riguardato “Zootropolis”. Si tratta di un cartone animato, in cui i buoni vincono sui cattivi, ma chi sono davvero i “cattivi”? Mi è tornata in mente una delle mie letture da comodino di questo momento: “La classe come comunità di apprendimento”. E anche un po’ “Castle”, la serie tv con gli affascinanti Nathan Fillion e Stana Katic.
Fare e disfare nella ricerca-azione
Penelope è il personaggio perfetto, che crea nuove soluzioni per ogni problema che le si ponga davanti. Il suo telo funebre per l’anziano suocero Laerte viene tessuto e disfatto per tre anni, pur di raggiungere lo scopo: ritardare le nozze con uno dei Proci, aspettare il ritorno del re legittimo, e sposo, Ulisse.
Una lezione al contrario
La classe rovesciata, la classe capovolta, la “flipped classroom”: ma perché dobbiamo visualizzare gli studenti a testa in giù?
Il rovesciamento della classe non sta nel fatto che si capovolge e basta, ma consiste nel ribaltare i ruoli: non è più (solo) il professore a salire in cattedra e spiegare, ma anche gli studenti sono invitati a prepararsi la lezione, perché poi si discute insieme e si applicano le nozioni.