Seleziona una pagina

Una vita a teatro

17 Maggio 2021 | letture

Leggo Maria Luisa Minarelli e mi viene nostalgia.

I suoi romanzi, pubblicati da Amazon e disponibili su Kindle, sono gialli che raccontano di crimini efferati, piccolezze dell’animo umano, ma con una grazia da nobildonna, con uno sguardo condiscendente, che non perdona ma comprende.

Il suo protagonista è l’avogadore Marco Pisani. Siamo nella Venezia del Settecento, ci si muove in gondola e si indossa la “velada”. In un romanzo spunta persino Giacomo Casanova; in un altro la finzione si consuma a teatro; sullo sfondo di tutti ci sono commerci, turchi, navi che salpabo, sperimentazioni mediche, amori e misteri.

Tutto questo mi va venire nostalgia del teatro, non solo della prosa, con i suoi drammi e le scenografie, ma anche dei monologhi e persino delle operette. Quei sedili scomodi, molesti persino per un teatro, pseudo moderno, di provincia, sono una penitenza che si può sopportare, pur di sentire le voci che risuonano e rimbalzano sulle pareti, vedere i costumi svolazzanti, perdersi nei gesti teatrali degli attori.

Così, per consolarmi, ho riguardato tutti i film dei “Pirati dei Caraibi”, per il gusto di vedere jonny Depp saltellare e ammiccare come se fosse a teatro, fra colpi di scena, ondate furiose e spiagge bianchissime. Ho riletto la polemica sulla sua interpretazione caricaturale del pirata Jack Sparrow, che la stessa Disney ha patito. Certo, se il pirata, da un punto di vista letterario, fosse nato nel Regno Unito di sua maestà o nella Venezia della Minarelli, avrebbe avuto vita più tranquilla. Anzi si sarebbe fatto amare ancora di più.

Allora cito solo tre nomi, tre teatranti di fama e sventura, che sono balsamo per il cuore e gioia di chi ama il teatro. Signori, leviamo il tricorno e inchiniamoci al genio ribelle di William Shakespeare, Molière e Carlo Goldoni.

E così siamo tornati a Venezia, che Goldoni guarda dall’alto del suo piedistallo, con il mezzo sorriso di chi sa.

Leggi anche…

Elenchi e serpenti

Elenchi e serpenti

Se c’è una cosa che mi rilassa è vedere le trasmissioni in tv in cui sistemano, colorano, costruiscono, riordinano le case.
Prima si guarda, si progetta, poi si distrugge per ricostruire, in modo nuovo e secondo un’idea.

La paura e la fiducia, non sono solo fiabe

La paura e la fiducia, non sono solo fiabe

È tutta colpa di Vladimir Propp, che ha insistito per trovare una radice comune ai racconto popolari. Partendo da più di cento storie, ha descritto nella sua “Morfologia della fiaba” il modo in cui i buoni vengono messi in difficoltà, quasi eliminati e poi salvati per un (apparente) lieto fine. E quindi poi è stata anche colpa di Claude Lévi-Strauss e Roland Barthes, che da Propp hanno largamente attinto.

Chi è, davvero, il mostro?

Chi è, davvero, il mostro?

«C’era un re…». Mi verrebbe voglia di iniziare così, come nelle fiabe, e nelle filastrocche dispettose dell’infanzia: «c’era un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: “Raccontami una storia!” E la serva incominciò: “C’era un re…”». Anche qui c’è un re, si chiama “Teo il Temerario” e in effetti un po’ temerario lo è. Lo troviamo nel “libro della quarantena” J.K. Rowling, quello dal titolo più strano di tutti: “L’Ickabog”.